(di Alessia Cerantola per Il Fatto Quotidiano) Fino a poche settimane fa i toni sempre più minacciosi della Corea del Nord non venivano presi in grande considerazione da Washington. Ma gli ultimi avvertimenti del nuovo leader Kim Jong-un, appena trentenne, con video che mostrano simulazioni di attacchi verso il Paese e la proclamazione dello stato di guerra, fanno pensare a qualcosa di più di semplice propaganda. Le autorità statunitensi continuano a ripetere di volersi concentrare su quello che Pyongyang sta realmente facendo, più che su quello che sta dicendo. Ma già l’invio qualche giorno fa di due bombardieri B-2 invisibili ai radar dal Missouri all’isola sudcoreana di Jik-do per una missione dimostrativa, fa capire che il pericolo non viene sottovalutato. Anche in Corea del Sud i media cominciano in questi giorni a considerare in modo più serio le mosse del Nord e si riportano testimonianze anonime di ufficiali che parlano di piani per “attacchi chirurgici” in caso di provocazioni. Ellen Kim si occupa dei rapporti tra gli Stati Uniti e le due Coree al Centro di studi strategici e internazionali (Csis) di Washington, dove in questo momento si sta concentrando su quanto succede a nord del 38esimo parallelo. Ritenete che l’intensificarsi delle minacce da parte della Corea del Nord possa essere considerato un pericolo reale?
Sì. Anche se sembra che la Corea del Nord non abbia una capacità missilistica totale, non penso che si debbano sottovalutare completamente le sue minacce. Il motivo deriva in parte dal fatto che noi non conosciamo bene il nuovo capo Kim Jong-un, quali strategie intenda usare e che cosa stia pensando. Mi auguro che non voglia prendere una decisione così rischiosa come quella di un conflitto militare. Che cosa ha scatenato l’improvviso deteriorarsi delle relazioni tra gli Stati Uniti e la Corea del Nord? La tensione è esplosa in modo improvviso con una minaccia di guerra diretta, e dal tono molto retorico. Hanno dichiarato un attacco nucleare preventivo verso il territorio continentale degli Stati Uniti. Sicuramente Pyongyang è molto arrabbiata per le sanzioni imposte dagli Stati Uniti. Credo stia facendo tutto questo per costringere gli Stati Uniti ad accettare e riconoscere il Paese come uno stato nucleare. Ma la sua politica del rischio calcolato sta davvero facendo degenerare la situazione in modo incontrollato. Quale sarebbe il possibile scenario bellico e postbellico in Corea del Nord? Tutti, inclusi gli stessi nordcoreani, sanno bene che una guerra vera e propria nella penisola coreana provocherebbe senza dubbio una distruzione dei due Paesi al Nord e al Sud. E porterebbe alla fine del regime nordcoreano. Penso che i comandanti della Corea del Nord non vogliano spingersi fino allo scontro e mettere in questo modo a rischio la vita del regime. Come potrebbe reagire la Corea del Sud? Se ci dovessero essere altre provocazioni come l’affondamento della nave Cheonan (una corvetta fatta affondare nel 2010 nel mar Giallo, in cui morirono 46 persone, ndr) o il bombardamento dell’isola sudcoreana di Yeonpyeon nel 2010, la Corea del Sud potrebbe ed è intenzionata a rispondere in modo attivo. Questo potrebbe inasprire la situazione fino ad arrivare a un conflitto più esteso. Si dovrebbe cercare di evitare ogni errore di calcolo o incidente. Quanto sappiamo noi dall’esterno, in particolare gli Stati Uniti, di quanto sta succedendo nelle file di comando della Corea del Nord? Non molto. Non sappiamo che cosa stia realmente accadendo all’interno del Paese. Quindi, questi rischi sconosciuti rendono difficile valutare la situazione che stiamo vivendo. Fino a che punto il nuovo comandante Kim Jon-un ha l’effettivo controllo politico e militare del paese? Sembra che il suo comando della parte militare ci sia, almeno dal punto di vista superficiale. Purtroppo però non sappiamo se esistano conflitti all’interno dell’élite militare al potere dietro le quinte e fino a quale punto condizionino le decisioni del leader. In tutto questo, quali sono le posizioni della Corea del Sud? In questo momento la Corea del Sud teme che ci siano altre provocazioni e danni da parte del Nord. Si pensa soprattutto che alcuni errori da parte della Corea del Nord potrebbero portare la situazione fuori controllo e intrappolare tutti in un conflitto più ampio.
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